dalla presentazione alla mostra in Galleria Artmedia

20.11.2010 19:28

 

Al di là degli accostamenti e dei riferimenti critici a questo o quell’altro movimento, in Alfredo Truttero ci appare chiaro e certo l’interesse per lo studio della varia umanità che popola il nostro tempo. E’ uno studio antropomorfico, ausologico, frenologico, fisionomico, senz’altro, ma guidato dalla luce dell’interesse per il significato e il senso delle posture, delle espressioni, delle rigature dei volti e sui corpi delle persone. Egli vuole tradurre in forma plastica, il più possibile sapientemente dominata, l’universo semantico dei documenti umani, le sue valenze esistenziali, psicologiche e sociologiche, per risolverle in una definizione compiuta, la quale possa ipoteticamente valere come soluzione per l’incontrovertibile universo di spinte e controspinte, in cui l’uomo moderno si è assorbito senza luce di coscienza. Nelle sue sculture, di immediata sensazione iperrealista, ma di simbologia certamente più complessa, pieni e vuoti gestiscono la meccanica dell’espressione e suggeriscono il tragico contrasto tra l’essere e l’apparire, illusoriamente correlazionati nell’avere, oltre che il gioco alterno delle sofferenze subite e fatte subire. Ghigni e smorfie colori e piegature di materia, sconfiggono l’indifferenza che seppellisce la nostra sensibilità ed esemplificano la paradossalità del nostro essere, involuto nel falso e misero dell’edonismo estetico.

 

Vittorio Caracuta 2010